sabato 11 giugno 2011

Veronesi: "Gran parte del mondo della ricerca non voterà come forma di protesta"

Il dubbio già espresso in un precedente post  viene evidenziato anche dal Prof. Veronesi : La ricerca in Italia si fermerà? "Sono perplesso per solidarietà con gran parte del mondo della ricerca, che non voterà come forma di protesta. "


Corriere della Sera di venerdì 10 giugno 2011, pagina 9
Intervista a Umberto Veronesi - Veronesi: il mio timore è che si fermi la ricerca
di Pappagallo Mario

 L'intervista II presidente dell'Agenzia per la sicurezza Veronesi: i] mio timore è che si fermi la ricerca Benedetto XVI richiama l'attenzione sulla centralità dell'uomo. Io ritengo che la scelta nucleare sia etica Il quesito sul nucleare sembra scompaginare le posizioni politiche in schieramenti trasversali pro e anti. Umberto Veronesi, scienziato di fama internazionale, finora non è voluto intervenire nel dibattito. Nuclearista da sempre, cuore di sinistra, si è dimesso da senatore del Pd quando ha accettato la presidenza dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare proprio per occuparsi della protezione della salute. Professore andrà a votare? «Innanzitutto la mia posizione mi obbliga ad essere super partes. Comunque sono incerto. Sono perplesso per solidarietà con gran parte del mondo della ricerca, che non voterà come forma di protesta. La scienza si è trovata, infatti, serrata in una tenaglia antinucleare da destra e da sinistra». Ma il nucleare è di destra o di sinistra? «Né l'una né l'altra. La destra è stata a lungo condizionata dalla lobby del petrolio, mentre la sinistra ha dimenticato che l'atomo per la pace" è stato una sua bandiera, che i primi impianti nel dopo guerra sono sorti nelle repubbliche popolari dell'Europa dell'Est, nella Svezia socialista e nella Francia di Mitterand. Ora invece è di destra. E chi, come me, sta dalla parte della ricerca è schiacciato fra gli schieramenti». Il referendum, dice il presidente Giorgio Napolitano, è strumento sacrosanto di espressione della volontà dei cittadini. L'astensione non ne mina i principi? «Condivido. Ma questo referendum, così accorpato ad altri quesiti, avverrà in un clima in cui l'espressione del pensiero dei cittadini rischia di essere in parte viziata. La scelta energetica per un Paese è scelta di indipendenza economica. Bisogna valutarne con lucidità tutte le implicazioni perché dire sì o no significa scegliere un futuro per i nostri figli e nipoti, che fra alcuni decenni saranno di fronte al dramma della carenza di energia. Si calcola che il fabbisogno aumenterà del 20% ogni io anni a causa delle maggiori richieste dei Paesi emergenti, con il rischio che la produzione in mano a pochi possa essere causa di guerre, conflitti, ricatti economici». Ma le strategie energetiche di un Paese non possono essere solo scientifiche. «So bene che la scienza non può prescindere dalla politica, pagandone molto spesso le conseguenze. In Italia è già accaduto con la fecondazione assistita, la ricerca sulle cellule staminali, il testamento biologico. Mi spiacerebbe che ora accadesse anche per il nucleare». I nuclearisti sono accusati di essere lontani dalla natura. «E' esattamente il contrario. La maggiore fonte di energia nucleare è il sole, che degli elementi naturali è il simbolo. Tutta l'energia che ci circonda è nucleare: sole, stelle, raggi luminosi. La Terra emette radiazioni, noi emettiamo radioattività, nel mare vi sono 3 milligrammi di uranio ogni metro cubo. L'energia dell'atomo è l'opzione più vicina alla natura». Anche il Papa però sembra pensarla come gli anti-nuclearisti. «Ratzinger richiama l'attenzione sulla centralità dell'uomo e la salvaguardia del creato, e mette in guardia sul primato della tecnica sulla scienza, ricordando che la tecnica deve essere coniugata sempre ad una forte dimensione etica. Inoltre, sostiene che i governanti devono impegnarsi a proteggere la natura e aiutarla a compiere il suo ruolo essenziale per la sopravvivenza dell'umanità. Io ritengo che la scelta nucleare sia etica e di salvaguardia delle risorse per il mondo di domani». Eppure il nucleare evoca spesso la paura di qualcosa di incontrollabile. «Vero. Pesa sull'opinione pubblica anche la grande paura per la vicenda giapponese che ha scosso il mondo. Io per primo, ho chiesto al governo una riflessione approfondita di almeno uno o due anni. Una riflessione però non è un rifiuto di principio. Resto convinto che, anche nella decisione di non costruire nuove centrali, sarebbe grave per il nostro Paese fermare la ricerca sul nucleare e sulla sua sicurezza, come il resto del mondo continua a fare. Perché oggi di questo stiamo parlando: di fare in modo che l'Italia continui a sviluppare la sua eccellente ricerca sui nuovi impianti e sulla fusione nucleare, la cui potenziale efficacia è enorme». Allora andrà a votare o no? «Deciderò all'ultimo».
Mario Pappagallo *** L'oncologo Umberto Veronesi, che guida l'Agenzia per la sicurezza del nucleare ***

Tengo a precisare che personalmente dissento con la posizione del Prof. Veronesi  sulle staminali ecc., ma concordo con la sua visione critica su questo referendum che è stato strumentalizzato da TUTTI gli schieramenti politici.

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