martedì 14 giugno 2011

LAMBORGHINI LA STORIA DI UN TORO SCATENATO

Ripropongo un post, pubblicato ad Aprile in un altro blog, a firma Forrest Gump sulla storia di Ferruccio Lamborghini. Buona lettura!

LAMBORGHINI, LA STORIA DI UN TORO SCATENATO di Forrest Gump

di Forrest Gump



Se celebre fu la frase di Henry Ford: “Quando vedo passare un Alfa mi levo il cappello”, non altrettanto celebre ma ricca di significato fu la frase di Frank Sinatra quando gli consegnarono la sua Miura: “Chi vuole sembrare qualcuno compra una Ferrari, chi è qualcuno compra una Lamborghini”. Ho voluto aprire questo scritto con un tocco polemico perché proprio ad una “diatriba” fra il “Drake” e Ferruccio si deve la nascita della Lamborghini Automobili…unica vera antagonista della Ferrari a livello mondiale.
Ma torniamo alle origini; Ferruccio Lamborghini nasce a Renazzo di Cento (Fe) il 28 Aprile 1916, sotto il segno del Toro, da una modesta famiglia agraria, suo padre e suo zio erano piccoli proprietari terrieri. Viene battezzato il 2 Maggio con i nome di Ferruccio Elio Arturo (a ricordo dei nonni) ed avrà quattro fratelli.
Ferruccio ben presto è chiamato a dare una mano nel podere di famiglia ma preferisce dedicarsi ad altre attività manuali. All’interno di una piccola stalla si inventa una bottega ove si cimenta con successo nella riparazione e creazione di oggetti di uso domestico ed agrario. All’interno della “bottega” campeggia la scritta lasciata da suo nonno: “Se lavorerai di buona voglia il frutto verrà dopo la foglia” ed a ciò sarà improntata la vita del giovane. Preso il classico “pezzo di carta” all’Istituto tecnico di formazione professionale di Taddia di Cento va a lavorare presso il fabbro del paese, con disappunto del padre, ove affina le sue doti di manualità. Con i primi soldi acquista una moto che in breve sostituirà con una mitica Norton 350. Nasce in lui la passione per la meccanica ed i motori. Durante la seconda guerra mondiale viene inviato a Rodi ove si occuperà del 50° autoreparto come autiere e meccanico. Arriva l’8 settembre 1943, tutto il reparto si disperde, e Ferruccio si apre un’officina riparando mezzi meccanici un po’ per tutti, compresi gli alleati inglesi, dai quali si fa pagare in sterline d’oro. In questo periodo conosce Clelia Monti, figlia di emigranti ferraresi, che sposerà qualche anno più tardi nel 1947 una volta rientrato in Italia. Nello stesso anno nascerà Antonio, noto come Tonino, e proprio a causa di complicanze post-parto Clelia morirà.
Ferruccio per cancellare dalla mente la tragedia si butta a capofitto nel lavoro. Intuisce con gran fiuto imprenditoriale che una parte del futuro dell’Italia sarà nella meccanizzazione agricola e comincia a dedicarsi alla costruzione di trattori, allora una rarità nelle nostre campagne.
Acquista presso un campo ARAR, ove si alienano i residuati dei mezzi militari a poche lire, una camionetta 4x4 inglese con motore Morris. La smonta, la adatta, la modifica e ne esce…un trattore! Il Carioca, il primo trattore Lamborghini, che esporrà alla festa di S. Biagio del 1948 a Cento (Fe). 
 

Carioca Lamborghini 1948

Fra i contadini lo stupore è grande e Ferruccio con piglio di abile commerciante non si fa scappare l’occasione. A fine sera raccoglie ben 11 ordini con anticipi da 100.000 lire l’uno. Un successo! Nel frattempo frequenta una giovane maestra elementare, Annita Borgatti, che sposerà nel 1949. Partono per Napoli, in viaggio di nozze, e proprio vicino alla città partenopea si imbatte in un campo ARAR pieno di motori Morris. Ferruccio contratta, spunta il prezzo voluto, torna di corsa a casa ed ottiene dalla Cassa di Risparmio di Cento un prestito di 10.000.000 di lire (cifra notevole al tempo) per l’acquisto di ben MILLE motori Morris. Lo considerano un pazzo, uno che vuol fare il passo più lungo della gamba, ma lui ci crede, ha fiutato l’affare… E’ pronto a fare il salto di qualità: da artigiano ad industriale!
In poco tempo la produzione raggiunge le 10 unità giornaliere ed è costretto ad avviare i lavori per la costruzione di una nuova fabbrica di oltre 1000 mq. E dopo pochi mesi altri capannoni…è l’apoteosi! Ferruccio ormai possiede diverse proprietà immobiliari ed alcune lussuose ville, gira in Ferrari, Jaguar e Maserati e nella sua villa al mare, al Lido di Savio, fa sci nautico con un Riva spinto da un motore V12 da lui voluto.
Ma non si ferma, non è appagato. Malgrado sia totalmente digiuno di marketing il suo fiuto lo spinge negli USA, lì ha un’intuizione geniale. Torna e fonda la Lamborghini Bruciatori (1959) capendo che ben presto le vetuste caldaie a carbone verranno soppiantate dai bruciatori a nafta ed inizia anche la produzione dei primi condizionatori. Un successo! Ora è uno degli industriali più in vista d’Italia! Nello stesso anno inizia la produzione di elicotteri che però deve sospendere immediatamente a causa del diniego da parte del governo a svolgere tale attività. Augusta in fabula…E’ un vulcano, un genialoide impulsivo ed inizia a far costruire televisori per poi accantonare il progetto. Fonda la Lamborghini Oleodinamica ma non è finita, si butta sui motori marini. Manco a dirlo il successo è strepitoso! Vincerà, nel corso degli anni, numerosi titoli mondiali off-shore…
La sua passione per le auto e la meccanica lo porta all’acquisto di una Ferrari GT 250 2+2 e qui la storia è nota… Afflitta da numerose noie alla frizione, la Ferrari, viene smontata da Ferruccio che, suo malgrado, scopre che le frizioni dei suoi trattori sono simili, ma di qualità migliore, rispetto a quella della blasonata GT. E’ un giorno di Novembre del 1962 e Lamborghini si reca a Maranello per parlare direttamente con il “Drake”(si conoscevano, era un buon cliente per Ferrari). Consideriamo che il Sig. Lamborghini fatturava 10 volte la società Ferrari ed era uno dei più grandi industriali dell’epoca con migliaia di maestranze…Ma Enzo Ferrari, come era solito fare, fece attendere oltre due ore il suo interlocutore e se ciò non bastasse lo riceve facendolo stare in piedi durante tutto il colloquio! L’Ing. Ferrari liquida il “cliente” dicendo: “Tu continua a costruire i tuoi trattori a me lascia costruire le mie macchine sportive”. Ferruccio dal carattere sanguigno recepisce lo “sfottò” come una sfida e replica duramente in dialetto: “Le farò vedere se non sono capace di fare anch’io delle fuoriserie, magari migliori delle sue”. In risposta scatta una frecciata: “Si, magari farai dei trattori granturismo!”. Riguardo a quella giornata Tonino Lamborghini ricorda che “tornò a casa decisamente fuori dai gangheri, una delle volte che lo vidi più arrabbiato”. Dal canto suo Enzo Ferrari disse ad un suo collaboratore: “Abbiamo perso uno dei nostri migliori clienti” non credendo troppo sull’effettiva capacità di Lamborghini di fare concorrenza alle sue auto.


Ferrari GT 250 2+2

La sua reazione è immediata. Nei primi mesi del 1963 fonda la Lamborghini Automobili, individua un’area a S. Agata Bolognese, l’acquista e costruisce un’enorme fabbrica con macchine a controllo numerico e pavimenti in maiolica. Approfittando della “ notte dei lunghi coltelli” in atto alla Ferrari da parte dell’Ingegnere, che sta facendo “pulizia” all’interno dell’azienda di persone ormai con troppo potere. Con un blitz a suon di milioni di lire (d’allora) Ferruccio recluta ben 18 tecnici dal Cavallino con lo scopo di creare una GT “con le palle di un toro”. Affida a Paolo Rambaldi, noto grafico, la creazione del nuovo logo ( che utilizzerà d’ora in poi anche sui trattori) ed afferma: “Se Ferrari ha voluto il Cavallino, io per simbolo voglio il Toro, un Toro scatenato!” Detto, fatto!
Per il cuore delle sue creature vuole un papà veramente eccezionale: Giotto Bizzarrini, che fino a poco tempo prima aveva dato vita ai motori delle più blasonate vetture di Maranello come la Testa Rossa e la 250 GTO. L’ordine perentorio dato a Bizzarrini è di creare un motore V12 (ancora usato per le Top Lambo) di 3.500 cc. con coppia bassa che non “sparasse” troppo alto. Ferruccio sapeva bene che i clienti avrebbero guidato soprattutto su strada e non in circuito, ed il problema delle Ferrari era che i motori erano da “corsa” e davano il meglio di se agli alti regimi, ottimi in pista ma non sulle tortuose strade collinari di allora.
Il compito è: un motore con 350 cv (la Ferrari più potente ne aveva 320) entro 4 mesi per un compenso di 4.000.000 di lire ed una penale per ogni cavallo in meno di quelli stabiliti. Lo spirito affaristico di Lamborghini lo si ritrova anche qui…
Il “matrimonio” tra i due dura poco. A luglio dello stesso anno a causa di dissapori (il motore raggiunge la potenza prevista ma a oltre 9000 giri) Bizzarrini abbandona il progetto. I tempi stringono, il “capo” vuole presentare l’auto al salone di Torino di fine anno.
Il motore ormai c’è ed il telaio viene affidato ad un occhialuto ventisettenne di Parma, Gian Paolo Dallara che vorrà ruote indipendenti anche per l’asse posteriore. Uno schiaffo alla Ferrari, ancora ferma al ponte rigido posteriore! Della carrozzeria se ne occupa la semi-sconosciuta Sargiotto di Torino con la matita di Franco Scaglione.


Lamborghini 350 GTV

Il 26 Ottobre 1963 esce la prima “Lambo” dalla fabbrica di S. Agata. È la 350 GTV. La sua presentazione al salone di Torino è accolta con “freddezza” non piacciono quelle linee da Bat-mobile (non quella di Batman ma la Berlinetta Aerodinamica Tecnica di Bertone). Avveniristico ed inusuale il logo del toro disassato sulla sinistra con la firma di Ferruccio… un flop! Ordini zero! L’auto non andrà mai in produzione e nel 1985 se la compra un miliardario giapponese per la sua collezione.
Parte immediatamente il progetto 350 GT con a capo Dallara e Stanzani, scopo: presentare al salone di Torino del 1964 l’anti Ferrari!
Ferruccio non bada a spese vuole il meglio, strappa alla Maserati anche un certo Bob Wallace, un tipo alto 2 metri scapestrato dal piede pesante come piace al boss… a lui affida l’intero collaudo del nuovo progetto e spesso con Bob sale in auto anche Ferruccio, per provare l’adrenalina prodotta dalle sue creature e da qualche incidente…!
La 350 GT va in produzione e viene esposta come prototipo a Ginevra nel 1964 ed in versione definitiva al salone di Torino dello stesso anno. L’accoglienza da parte della stampa questa volta è calorosa, un po’ meno quello della rivista “Quattroruote” da sempre dalla parte del Cavallino.
Tredici gli ordini raccolti, tutti destinati all’estero, ma l’auto piace malgrado il prezzo di 5.500.000, il doppio di una Jaguar E. In poco più di un anno ne vengono prodotti oltre 120 esemplari. A Maranello iniziano a strizzare… Soprattutto quando il 3 Novembre 1965, al Salone di Torino, Lamborghini presenta un autotelaio in alluminio alleggerito di concezione aeronautica mai visto prima. La notizia fa il giro del mondo fra il serio ed il faceto. Alla mezzanotte del primo giorno si piazza davanti allo stand Lamborghini un uomo stempiato in compagnia della moglie ad ammirare il telaio come se fosse una scultura. Ferruccio lo riconosce, è Nuccio Bertone! Lo avvicina e azzarda: “Me la vuole vestire lei?” Come ricorderà lo stesso Bertone: “Ancora attonito per la novità accettai con entusiasmo” avendo già in mente di affidare il progetto al nuovo arrivato Marcello Gandini che d’ora in poi vestirà tutte le Lambo di successo.



















Lamborghini
350GT 1964













telaio PT 400 futura MIURA



Nel 1967 va a listino la 400 Gt venduta a 6.670.000 lire in 273 esemplari in un anno!


400 GT


Palais des Expositions di Ginevra Marzo 1967 stand Lamborghini: viene presentata ufficialmente la MIURA P400…Sconvolgente!!!!
Il successo della Lamborghini è ufficialmente bissato con l’uscita di questo modello, la stampa specializzata è esterrefatta per la bellezza ed aggressività delle linee, oltre che per le prestazioni, che ne fanno l’auto prodotta in serie più veloce del mondo: oltre 280 km/h. Per quest’auto, la stampa americana, conia il termine “Super car” (ancora usato per indicare auto sportive ad elevate prestazioni) e qualcuno a Maranello “stramazza al suolo”…
L’auto è un concentrato di tecnica e di bellezza ed è la star del salone. In tre giorni “fioccano” ben 170 prenotazioni!
La Miura riscosse un successo mondiale e fidelizzò persone del yet-set al marchio del Toro come: il re d’Arabia, Dean Martin, lo scià di Persia, i Beatles, il sultano del Brunei e il “noto” Frank Sinatra cliente del Toro fino alla morte. Ne volle una anche la principessa Grace Kelly, dopo che il marito Ranieri, ne guidò una all’apertura del Gp di Monaco di quell’anno con lei accanto…la volle azzurro cielo metallizzato.
Per vederla arriva a Ginevra anche Jim Clark che, a quanto pare, ne volle una pure lui… L’auto è talmente innovativa che viene addirittura esposta al MOMA di New York tra le opere d’arte!



Miura P400


E pensare che Ferruccio aveva previsto di produrne 50 l’anno! Intervistato dalla stampa un po’ sbigottito per l’enorme successo dirà: “E’ la donna più bella del mondo”.
Il none “Miura” deriva da quello di una famosa razza di tori da combattimento, la più cattiva secondo gli esperti, allevati in Andalusia da Edoardo Miura, un hidalgo con gli stessi caratteri somatici del dittatore Francisco Franco. Da allora tutte le auto del “Toro” entrate in produzione avranno nomi legati alla tauromachia, esclusa la Countach. La leggenda vuole che appena Edoardo Miura seppe che Lamborghini aveva presentato un’auto con il suo nome si arrabbiò moltissimo. Ferruccio fa visita al Sig. Miura in Spagna ed i due diventano grandi amici tant’è che l’hidalgo ordinerà una “Miura” e dei trattori…
Con questa vettura Ferruccio dà una vera identità al marchio Lamborghini, ovvero quello di VETTURE ESTREME. Si, estremamente belle ed estremamente performanti…ed è ancora così!
Nel 1968 viene presentata la Espada 400 GT, una Lambo per famiglia da 250 km/h, e la Islero e nel 1970 la Jarama e l’Urraco, della quale seguiranno tre versioni: P250, P200 e P300.
Bob Wallace si fa dare una Miura, la smonta, la modifica, la ritocca nel telaio e nel motore e ne esce un’auto da corsa pronta per la pista. Ma Ferruccio dice no! E Bob la chiamerà Miura Jota (nome che deriva dall’allegato J della FIA per omologare il modello come vettura da corsa modificata). Diverrà un’auto laboratorio dalla quale prenderà vita la futura Countach e la versione SV (Super Veloce) della Miura stessa. La Jota verrà successivamente venduta ad un collezionista bresciano, il quale però non potrà mai godersela, infatti poco prima della consegna verrà distrutta in un pauroso incidente sulla tangenziale di Brescia.
L’auto però piace talmente tanto ai clienti del Toro, più estremi e danarosi, che Ferruccio la produrrà in una quindicina di esemplari con il nome Miura SJ. Oggi non ha prezzo…
















Jarama



















Urraco

Siamo al Salone di Ginevra del 1971 e lo stand Lamborghini stupisce tutti, ancora una volta, con un prototipo di nome Countach! Partiamo dal nome; è un’espressione in dialetto torinese che esprime meraviglia e stupore e che viene rivolto anche verso le “belle ragazze”. Ed è l’espressione che esce dalla bocca di Nuccio Bertone dopo aver visto gli schizzi di Marcello Gandini. Il nome viene “proposto” all’anglofono Bob Wallace, per sentire come suona in inglese, ed alla fine a Ferruccio che l’approva, anche se non ha a che fare nulla con i tori.
Molti pensano che sia un estremo esercizio di stile della Casa ma i clienti, entusiasti, si affrettano a prenotare la nuova e stupefacente Lambo senza sapere che dovranno aspettare ben tre anni per averla. Ricordiamo che allora era solo un prototipo e Ferruccio voleva tastare il terreno prima di metterla in produzione. Seguirono ben due anni di duri test e collaudi da parte di “piedone” Bob e di un giovane da poco approdato al reparto collaudo di nome Valentino Balboni.













Countach LP400

Balboni approda quasi per caso in Lamborghini, ha 19 anni e sta passando a piedi davanti alla fabbrica di S. Agata proprio mentre una bisarca scarica dei telai della Miura. Vede tutti indaffarati e si offre per dare una mano. Alla fine del lavoro domanda agli operai se può essere assunto, gli dicono di inviare una lettera alla direzione ed una settimana dopo si ritrova tra le maestranze del Toro. In breve tempo entrerà nelle grazie del gran capo che lo promuoverà collaudatore insieme a Bob. Nei mitici anni dello sviluppo della Countach le strade intorno a S. Agata furono soprannominate la “Balboni Higway” per le “prodezze” compiute dal tester. Ora, a scanso di equivoci, la “Balboni Higway” è tappezzata di autovelox!!
Recentemente Balboni è andato in “pensione” e la Lamborghini gli ha dedicato un’edizione speciale della Gallardo: la Gallardo Valentino Balboni, trazione posteriore e cambio manuale…alla vecchia maniera!





























Countach

Bianca o Nera qual è la più bella?? Ricordo a metà degli anni ’80 mi trovavo a Bergamo, per sostenere gli esami di fine anno presso una scuola privata, ed il pomeriggio all’uscita della scuola trovavamo sempre parcheggiate in centro due stupende Countach, una bianca ed una nera. Avevamo 16 anni e le nostre tensioni e preoccupazioni per gli esami sparivano all’istante alla vista di queste due meraviglie. Scaturivano accese discussioni se era più bella quella bianca, con interni rossi, o quella nera con interni bianchi…Mha, dilemma mai risolto! Comunque, se ancora non lo avete capito, da allora divenni di “parte”ed il mio “cuore” (automobilistico) scelse per sempre la Lambo a discapito della pur bella “Testa Rossa”…FINE


Con il ’68 iniziano anni bui per l’Italia. Scoppiano le prime tensioni operaie e Ferruccio, che è spesso in giro per il mondo, da Miura in Spagna, fino in Giappone da Soichiro Honda, sta per attuare il “toyotismo” carpito nel paese del Sol Levante. Tutto viene bloccato dallo sfociare delle lotte operaie. Lamborghini non riesce a capire e a digerire questa nuova “rivoluzione culturale”.
Una mattina si ritrova sui muri di S. Agata la scritta. “Ferruccio in Miura, l’operaio a piedi”. Non se ne capacita…ma come lui padre e padrone sempre vicino ai suoi lavoratori con i quali continua a parlare in dialetto emiliano, lui che a pranzo va a mangiare in mensa insieme a loro e a fine pasto “tocia” il pane in un bel bicchiere di rosso che non fa mai mancare… lui che gli ha teso la mano dando lustro e lavoro a piccoli paesotti di provincia facendoli diventare punti di riferimento dell’industria nazionale… Ferruccio si amareggia, si chiude in se stesso, non è più l’uomo dinamico e vulcanico di prima.
Gli operai occupano la fabbrica per ben quattro settimane, le stesse cose accadono più o meno in tutta Italia; anche a Maranello. Qui però succede qualcosa di sconvolgente: il Drake per tenere calmi gli animi e sopire i bollori operai, invita a tenere un comizio in fabbrica nientemeno che Palmiro Togliatti capo del PCI! Ferrari ha preso posizione, ed ora in poi a tutte le feste dell’Unità, a Bologna, non farà mai mancare la presenza di una sua vettura in esposizione.
Anche Ferruccio prende posizione…LA SUA! Per ripicca attua una settimana di serrata! Lui fa sciopero contro gli operai! Un avanguardista anche in questo…!!!!
Tutto sembra fermarsi qui ma si fa avanti una profonda crisi economica a livello nazionale. Anche la Ferrari ne è colpita, anzi più pesantemente della Lambo, verrà “salvata” in extremis dalla FIAT il 20 giugno 1969, con un’iniezione di liquidità immediata di ben 6 MILIARDI DI LIRE (di allora)!!!!!
Alla Lamborghini Trattori, la vera cassaforte di famiglia, accade l’inaspettato. Complice la crisi economica, la vendita dei trattori va a rilento. Molti contadini dopo aver arato i loro campi si fanno pagare per arare i campi di chi il trattore non lo ha, evitando così a quest’ultimi di comprarlo. Ma la vera “botta” arriva dalla Bolivia dove il dittatore Barrientos viene destituito ed i 5.000 trattori commissionati a Ferruccio giacciono ora invenduti nei piazzali di Cento, bloccati dalle banche a garanzia dei crediti.
In lui qualcosa si è “rotto”, amareggiato dalle lotte operaie e per timore del “ nuovo che avanza”, che non sembra portare niente di buono, decide di cedere la Lamborghini Trattori alla bergamasca SAME, anche perché lui non ce l’ha un Agnelli pronto a foraggiarlo. Nello stesso periodo la moglie chiede il divorzio.
Da li a poco cederà anche il 51% della Lamborghini Automobili ad Henri Rossetti, miliardario sub-agente Lamborghini per la Svizzera. Nel ’74 venderà anche il restante 49% ad un amico di Rossetti, Renè Leimer. Subito dopo si pente, ed in più occasioni cerca di rientrare in possesso del pacchetto azionario senza riuscirvi.
Si ritira vicino al lago Trasimeno con Maria Teresa, dalla quale avrà la figlia Patrizia, dove si dedica alla viticultura diventando un famoso produttore di vini, tra i quali spicca il famoso Sangue di Miura.
Con la sua dipartita dalla Lambo molti suoi fedelissimi abbandonano l’azienda e tra i pochi che rimarranno per “sempre” figura proprio Valentino Balboni.
Bob Wallace parte per gli USA, acquista un ranch a Phoenix (Arizona) e lo chiama niente meno che COUNTACH RANCH ove tutt’ora vive.
Le vicissitudini della Lamborghini sono ben note, i vari passaggi di mano tra un miliardario e l’altro fino all’arrivo della Chrysler di Lee Iacocca (che andrà a trovare Ferruccio scortato da oltre 30 Lamborghini) passando per il figlio del Presidente indonesiano ed il socio malese fino ad arrivare all’attuale Audi (per fortuna!).
Ma forse non tutti sanno che Ferruccio riuscì quasi a ricomprarsi la sua azienda una volta messa in stato di fallimento. Dalla sua tenuta, La Fiorita in provincia di Perugia, fa pervenire al giudice fallimentare un offerta di 3 miliardi e 450 milioni, è il 23 Maggio 1981.
Purtroppo due giovani fratelli francesi, ricchissimi imprenditori del ramo alimentare, offrono 400 milioni più di lui aggiudicandosi l’asta. Dirà: “ Il giudice più di un vecchio meccanico si è fidato di un ragazzino pieno di soldi” e da allora non tenterà più di rientrare in possesso della sua creatura.
Viene colto da malore il 5 Febbraio 1993, dopo un’intervista televisiva presso un’emittente locale, portato d’urgenza in ospedale si spegne il 20 Febbraio alle ore 20.00
Viene seppellito nel cimitero di Renazzo, dove era nato 76 anni prima, scortato da uno stuolo di “Lambo” che in silenzio gli fanno da guardia d’onore. La piazza del paese ora porta il suo nome ed una targa ricorda come il costruttore abbia portato il nome di Renazzo nel mondo.
Alla fine una domanda mi sorge spontanea: ma chi era in definitiva Ferruccio Lamborghini? Un eccentrico ricco industriale? Un vulcanico uomo d’affari? O semplicemente un contadino arricchito? No, per me Ferruccio Lamborghini E’ UN MITO CHE HA CREATO UNA LEGGENDA!!


e..non ho altro da dire! (Forrest Gump)


P.s. guardate questi 2 commercials per il mercato USA con Ferruccio e Valentino Balboni!!!

1 commento:

  1. SAVE THE DATE! La storia di Ferruccio Lamborghini con lo spettacolo “NEL SEGNO DEL TORO”

    Il Comune di Cento e la Fondazione del Teatro Borgatti di Cento
    presentano l’evento/spettacolo:



    Venerdì 29 novembre lo spettacolo andrà in scena al Teatro Pandurera alle ore 21.00
    L’intero incasso sarà devoluto alla ricostruzione post sisma di uno dei contenitori culturale più belli e ricchi di significato della città: il Teatro Borgatti.


    PER ASSISTERE ALLO SPETTACOLO
    I biglietti per lo spettacolo si possono già prenotare ed acquistare presso la Biglietteria del Centro Pandurera, in via XXV Aprile, 11,
    dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 19.30 / domenica dalle 10.00 alle 12.30 tel. 051 6843295
    biglietteria@fondazioneteatroborgatti.it oppure on line su https://www.vivaticket.it/ita/event/nel-segno-del-toro/140782



    Con il patrocinio dell’amministrazione comunale, assessorato alla cultura e della Fondazione del Teatro Borgatti, lo spettacolo in versione integrale, sarà in scena all’Auditorium Pandurera. Un appuntamento imperdibile per conoscere la storia di Ferruccio Lamborghini, in un recital denso di emozioni e suggestioni. La vita, il mito, la storia di Ferruccio Lamborghini. Uno spettacolo teatrale sotto forma di recital, a testimonianza di un lavoro importante che si avvale di collaborazioni prestigiose e di molte testimonianze umane inedite. Uno spettacolo brillante e appassionato, diretto ed emotivo, suggestivo ed originale, e avvincente… battuta dopo battuta… così come lo era il suo protagonista. Originale e appassionata la colonna sonora che è stata creata appositamente per lo spettacolo con brani inediti e arrangiamenti straordinariamente suggestivi di alcune canzoni che lo stesso Ferruccio considerava un po’ come la “colonna sonora” della sua vita.



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