mercoledì 8 giugno 2011

RUBBIA E IL NUCLEARE

Il nobel per la fisica rimane convinto assertore dell'energia solare. Ma crede nella complementarietà di centrali senza uranio. Non escludendo il nucleare con il torio.

L'intervistsa è del 2011 post Fukushima e non vecchia di anni come altre in rete!!!
Convinto sostenitore dell’energia solare, presidente dell’Enea dal 1999 al 2005, Carlo Rubbia non fu riconfermato ai vertici dall’ente dall’allora ministro Claudio Scajola. E così non è forse stato un caso che ad un governo di distanza, lo stesso Scajola sia stato poi il promotore della svolta nucleare italiana. Oltre all’inimicizia dell’ex ministro con casa con vista Colosseo, Rubbia può vantare il nobel per la fisica e 28 lauree honoris causa. Lo scienziato goriziano è poi socio onorario nazionale dell'Accademia nazionale dei Lincei, della Pontificia Accademia delle Scienze, della Royal Society, della National Academy of Sciences americana e dell’omologa istituzione russa, nonché di numerose altre accademie europee e americane. Gli è stato dedicato un asteroide.
Il nucleare? Rubbia ci crede poco, sottolinea come negli ultimi 25 anni si siano fatti passi avanti relativi su questo fronte e come ancora la sicurezza e le scorie rimangano un problema gigantesco e irrisolto. Nessuna vera novità da questo punto di vista arriva – a suo parere - dalle centrali di terza generazione. E poco dovrebbe cambiare anche dopo l’aggiornamento obbligatorio conseguente all’incidente di Fukushima. Rubbia è convinto che la reazione alla crisi nucleare in Giappone sarà quella di apportare piccole modifiche e pensa che sostanzialmente non si potrà fare molto di più che mettere le pompe più in alto per proteggerle dagli eventuali tsunami.
Secondo lo scienziato nell’approccio nuclearista si tende ad abbassare il rischio che un incidente accada e invece occorrerebbe passare da un modello probabilistico ad uno deterministico “dove l'incidente non può succedere”. A chi proprio non vuole mandare in pensione l’idea di ricavare una quota di energia dalle centrali nucleari, Rubbia suggerisce di prendere in considerazione, quanto meno, l’uso del torio, attualmente in fase avanzata di analisi in Cina e India. Reattori di nuova concezione che come combustibile utilizzassero prevalentemente il torio sarebbero molto più convenienti di quelli attuali.
Il torio, infatti, è più diffuso dell'uranio ed è estraibile a costi minori. Si può sfruttare quasi al 100%, mentre dell’uranio naturale si usa meno dell'1%. Il torio garantirebbe grandi vantaggi anche dal punto di vista della sicurezza, innanzi tutto perché i reattori non rischierebbero incidenti gravi come la fusione del nucleo. Altro vantaggio importante, le scorie prodotte sarebbero radioattive per poche centinaia di anni anziché molte migliaia. La scelta sarebbe infine meno ‘equivoca’ e critica dal punto di vista geopolitico, non prestandosi il torio ad uso bellico e potendo anzi essere usato per rendere inoffensivi l'uranio delle bombe atomiche e i rifiuti radioattivi dei reattori tradizionali.

Nessun commento:

Posta un commento