venerdì 2 settembre 2011

VENETO BANCA QUADRUPLICA L'UTILE - grazie a rettifiche fiscali sulle acquisizioni - ED E' LA 5a BANCA ITALIANA

TREVISO. Sulla situazione delle banche e del mercato, Vincenzo Consoli, amministratore delegato di Veneto Banca, oggi uno dei più grossi gruppi italiani, era stato, in tempi non sospetti, uno dei più pessimisti. Attenzione - aveva detto in sostanza - il sistema bancario italiano soffre come quello delle imprese. Oggi, dopo la tempesta finanziaria di agosto, che ha falcidiato quotazioni, tagliato la liquidità e sparso dubbi sul futuro della ripresa e delle imprese, non si può certo annoverare fra i catastrofisti. «La situazione è difficile ma bisogna guardare la realtà non soltanto con gli occhi della finanaza - sottolinea Vincenzo Consoli - L'economia e molte imprese hanno resistito a quattro anni di sofferenze».  «L'Italia produce pur sempre 1.600 miliardi di Pil che non può scomparire dall'oggi al domani, le aziende che hanno retto fin qui sono certo le più forti e le più attrezzate». Insomma non sta arrivando la fine del mondo, ne quella del manifatturiero italiano. E le banche? «Mah se guardo le quotazioni alle volte mi viene da pensare che ci sia un boom alla rovescia: ci sono istituti che quotano sotto i mezzi propri, altri che hanno 20 di utile rispetto alla capitalizzazione, gruppi che valgono meno di banche da essi controllate: insomma c'è qualcosa di incongruente che prima o poi deve tornare a fare i conti con la realtà».  Del resto la stessa Veneto Banca, che oggi vale oltre tre miliardi di euro, si paragona con un Banco Popolare che, in Borsa, capitalizza ben meno, pur essendo molto più grande. Saranno forse i dati di bilancio della semestrale ad indurre Consoli a non annoverarsi nella schiera dei catastrofisti: 131 milioni di utile netto (rispetto ai 41 milioni di fine giugno del 2010), 78,8 miliardi di euro di prodotto lordo (+6,4%) una raccolta diretta che aumenta del 7,9%, impieghi che salgono del 3,7% e un dato sulle sofferenze (formalmente salite dal 3,20 al 3,6 nello stock per le recenti acquisizioni ma a scese come flussi di 42 milioni cioè del 20% nel semestre) che fan ben sperare sulla situazione del sistema delle imprese. «La concorrenza tra banche è davvero feroce ed è proprio in questi frangenti che si misura la qualità del management e la validità delle scelte e bisogna andare a cercare tra le voci di bilancio le banche che hanno risultati solidi». Se il primo semestre è andato bene, visto che al netto di ricavi ed oneri straordinari, è in linea con il 2010, c'è molta attesa per questa ripresa autunnale. «Il problema principale è che le aziende continuino a lavorare e a vendere: che ci sia una ripresa. Le sofferenze dicono che fino a giugno abbiamo avuto un'inversione di tendenza, le aziende che hanno tenuto in quattro anni di cataclisma che non ha precedenti dovrebbero reggere anche se la ripresa si appanna. Non credo che siamo alla fine del mondo e non siamo destinati a tornare all'età della pietra».

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