16 Novembre 2011- Personalmente considero le bnche popolari (non quotate) dei veri istituti di credito territoriali, sostenitrici delle pmi locali e delle famiglie. Infatti originariamente per questo erano nate, solitamente si sono tenute fuori dalla finanza "creativa" e da tutte le sue porcherie e disastri. Radicate nel territorio hanno sempre finanziato l'imprenditoria locale e lucrato, giustamente, con essa.
Negli ultimi anni sono diventati poi porti sicuri per risparmiatori ligi ed attenti e non di meri speculatori, le loro azioni infatti si sono sempre rivalutate nel tempo non conoscendo fino ad ora tempeste finanziarie.
Un fulgido esempio di tutto ciò sono Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
Purtroppo però anche qui le cose stanno cambiando, non per una mutata capacità gestionale del management, ma per una mutata situazione reale del paese Italia.
Si, dopo il declassamento dell'Italia e del suo debito è seguito un declassamento generale di tutti gli istituti di credito nazionali, popolari comprese, poichè sono tra i maggiori detentori del debito pubblico nazionale ovvero di titoli di stato!
Le banche tedesche e francesi, prima del declassamento, avevano provveduto a liberarsi di ingenti quantitativi di btp italiani. Naturalmente ciò non è stato possibile per le banche nazionali.
Il vero rischio che ormai coinvolge anche le popolari non quotate è quindi costituito in buona parte dai titoli di stato italiani.
Un vero peccato perchè la maggior parte delle popolari non quotate sono banche sane e ben gestite con una buona redditività anche in periodi difficili, purtroppo hanno a che fare con lo stato italiano... Il rischio default per l'Italia non è auspicabile ma è una possibilità reale!
Forrest Gump
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