I veneti? Ricchi ma male amministrati! La loro autonomia? Al momento pura utopia!
Veneto e Trentino, un gap (anche) civico
Due Regioni a confronto
Quando andiamo nel Trentino Alto Adige, la sensazione è di arrivare in un altro paese, migliore di quello che abbiamo appena lasciato. Ci sentiamo diversi, quasi fossimo nell’Italia che vorremmo: senza scritte sui muri, pulita, organizzata, rispettosa dell’ambiente e della propria cultura. Nelle valli troviamo strade lisce come biliardi, guard-rail di legno, case pittoresche con i tetti di tegole e non di lamiera, nei prati l’erba è sfalciata e in quota pascolano mucche e cavalli, nei negozi di alimentari ci sono prodotti di qualità, i ristoranti offrono buoni piatti a prezzi convenienti. Merito dell’autonomia, che blocca l’emorragia di denaro verso Roma? Certo, ma altrettanto sicuro è che i loro amministratori i soldi li investono come si deve e sanno programmare il futuro. Perché anche in Veneto c’è ricchezza: però non è gestita altrettanto bene. Forse che il segreto della miglior qualità della vita, che troviamo nella vicina Regione, sta nella formula politica?
Macché, Trentino e Alto Adige sono aperti a tutto l’arco dei partiti: a Bolzano la Südtyroler Volkspartei è legata da sempre ai comunisti/progressisti, ieri Pci oggi Pd. Qui da noi Bossi strilla da decenni, lì Magnago ha tracciato un percorso definitivo; è vero che negli anni Cinquanta ci fu il rinforzino di qualche bombetta a opera di Klotz e Amplatz (altro che i nostrani aserenissimi » con tanketto: macchiette, a confronto), ma è altrettanto innegabile che il federalismo, promesso e ripromesso dalla Lega, i nostri cugini tridentini se lo gestiscono da un pezzo: si chiama autonomia amministrativa, linguistica, scolastica, sanitaria. Dalla sfera politica veniamo a quella sociale. Com’è che lassù non troviamo i mendicanti che affollano i centri storici del Veneto o le bosniache accovacciate (a volte sdraiate: letteralmente) nelle calli veneziane? Sono forse più cattivi di noi, i trentini, cacciano gli extracomunitari, li maltrattano? Tutt’altro, in fatto di religiosità e cattolicesimo possono darci dei punti. E l’industria, con i suoi risvolti negativi? C’è anche lì, ma non ha cementificato e degradato l’ambiente come dalle nostre parti. Ma allora, qual è il segreto che fa la differenza tra noi e loro? Non lo so. Tutto analizzato, tutto considerato, tutto soppesato, il mistero rimane mistero: sarebbe come voler fare un bicchiere di buon merlot con gli ingredienti chimici. Allora azzardo un’ipotesi: forse i trentini-altoatesini hanno un maggior senso civico e fanno tutto con più buon senso e serietà. Prendiamo un esempio banale: siamo entrambi attaccati alle tradizioni, ma tra una sfilata degli Schützen e le nostre becere sagre della luganega o ridicoli cortei storici, ce ne passa; sarebbe come - per dirla col Guicciardini, che rimproverava a Machiavelli di rifarsi all’antica Roma - «volere che uno asino facessi el corso di uno cavallo ». E magari il gap fosse tutto qui.
Beppe Gullino
Ottimo articolo
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