venerdì 7 ottobre 2011

FOTOVOLTAICO E RINNOVABILI: LUCI ED OMBRE TUTTE ITALIANE!

Come sempre sostenuto da Forrest, il settore dell'energia rinnovabile ed in particolare del fotovoltaico in Italia è mal gestito ed in mano alla pura speculazione. Il continuo fiorire di impresette nel settore fa sorgere più di qualche dubbio sulla qualità del prodotto e del servizio offerto e mette in luce l'aspetto meramente speculativo del momento. Quindi si alle fonti alternative ma con un giusto programma energetico nazionale, al fine di evitare anche che l'incentivo dei pannelli solari del vicino venga pagato con le nostre bollette!

tratto dal sito di "la Repubblica"
 

Perché è giusto mettere un freno alle rinnovabili (e altre considerazioni)

Inevitabili le polemiche sul decreto del governo che vuole rivedere “diritti e doveri” dei produttori di energia da fonte rinnovabile. Si tratta di provvedimenti, per una volta, di buon senso. Anche se in qualche caso, bisogna dire che il governo si è svegliato troppo tardi. Con il rischio di confondere le idee a un settore che in Italia non si è ancora completamente consolidato. Vediamo perché.
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1) Partita con grave ritardo rispetto agli altri paesi, l’Italia ha risalito posizioni nella produzione di energia eolica e solare anche con il ricorso a incentivi mediamente molto superiori rispetto al resto d’Europa. Questo ha drogato il sistema e ha continuato a farlo anche quando gli incentivi sono stati diminuiti (con l’inizio dell’anno con il nuovo conto energia) grazie al crollo del prezzo dei pannelli solari, spinti dalla concorrenza dei prodotti cinesi (di qualità inferiore, va detto). In sostanza: prima si è creata la bolla e ora si tenta di farla scoppiare. Come? Con la sospensione degli incentivi nel caso in cui venga raggiunta l’obiettivo di 8mila megawatt di fotovoltaico prima del 2020. Questo è un problema, perché molti operatori hanno programmato i propri investimenti contando sul fatto di ottenere incentivi per un determinato numero di anni. E ora rischiano di veder ridotto e di parecchio il loro profitto. Se da una parte è vero che i ricchi incentivi italiani hanno fatto moltplicare gli operatori che hanno disseminato la penisola di impianti, è altrettanto vero che l’hanno fatto nel rispetto di regole “esagerate” ma pur sempre regole. E ora, vengono cambiate le regole del gioco in corsa.
2) Va ricordato che gli incentivi vengono pagati dagli italiani con la bolletta energetica. Il che non è corretto, perché una famiglia di più persone paga una quota di incentivi più alta di una famiglia monoredditto indipendentemente dal reddito. Fino a ora è passato inascoltato l’appello dell’Autorità per l’Energia di spostare il peso degli incentivi sulla fiscalità generale (dove vale il principio che ognuno paga le tasse in base a quelloc he guadagna).
3) Più di una inchiesta ha dimostrato l’infiltrazione della malavita nel business dell’eolico. In questo campo ben vengano gli interventi più restrittivi del legislatore anche se, a prima vista, ci vorrebbe qualcosa di più di semplici controlli anti-truffa. In questo campo, il fenomeno da estrirpare è quello degli sviluppatori: intermediari locali che “acquistano” un diritto a costruire un impianto eolico e poi cercano un imprenditore del settore cui rivendere l’opzione. Si tratta, appunto, di intermediari che fanno salire i costi. Gli operatori “professionisti”, inoltre, dovrebbero essere tutelati dai ricatti e dalle infiltrazioni della malavita nei cantieri.
4)  Positiva la nuova regola che consente ai soggetti pubblici di mettere a disposizione di terzi i tetti degli edifici di proprietà per la realizzazione di impianti per al produzione di energia rinnovabile. In questo modo, anche gli enti pubblici possono incamerare qualche fondo, ma soprattutto si evita che venga ancora consumato altro suolo in una paese come il nostro in cui il territorio è un bene limitato dalla catena alpina e dalla dorsale appenninica. Non a caso, è già nato più di un movimento di protesta contro la proliferazione ”disordinata” di impianti fotovoltaici. Che dovrebbero invece sorgere sui tetti di capannoni, case e uffici, o là dove il territorio è già compromesso come ex fabbriche o aree dismesse.
5) Detto tutto ciò, se tutto questo portasse al blocco delle attività nel campo delle rinnovabili sarebbe gravissimo. Giustificherebbe chi solleva il dubbio che tutto ciò avvenga per sostenere le regioni del nucleare. Ma il problema è la mancanza di un piano energetico nazionale che si dia degli obiettivi precisi sul numero di centrali, con quali combustibili andrebbero alimentate, quanti rigassificatori e quale quota di rinnovabili. Un piano che in Italia manca da 30 anni.

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