(Finanza.com) Dopo Standard & Poor's e Moody's, arriva per l'Italia anche il declassamento da parte della terza agenzia di rating statunitense. Fitch Ratings ha annunciato di aver abbassato da AA- ad A+ il merito di credito sul debito a lungo termine dell'Italia, con outlook negativo. Fitch rimarca come l'elevato livello di debito pubblico e la debole crescita economica rendono il Paese molto vulnerabile a turbolenze esterne. L'outlook negativo riflette proprio i rischi associati alla possibilità di un ulteriore intensificarsi della crisi del debito dell'eurozona. In generale Fitch rimarca come il profilo di credito sovrano dell'Italia rimane forte e con una situazione di bilancio più forte rispetto a molti altri Paesi europei. Per impedire un'eventuale crisi di liquidità l'Italia potrebbe contare sul sostegno di Bce, Efsf e Fmi.
Fitch Ratings ha posto l'accento anche sulla tardiva risposta del governo italiano all'accentuarsi della crisi del debito, ritardo che ha contribuito a erodere la fiducia sul Paese. Secondo l'agenzia di rating sono necessari ulteriori sforzi e riforme strutturali anche se l'ultima manovra ha evidenziato uno rafforzamento dello sforzo verso il consolidamento fiscale.
Per banche serve ulteriore rafforzamento patrimoniale
In merito al sistema bancario italiano, Fitch ritiene necessario un aumento dei coefficienti patrimoniali per allinearli con quelli dei peers internazionali e alle regole di Basilea III. "Un ulteriore peggioramento della crisi del debito dell'eurozona e la volatilità dei titoli di stato italiani - sottolinea la nota di Fitch - potrebbe erodere la fiducia verso le banche italiane".
Declassata anche la Spagna
L'intensificarsi della crisi del debito ha indotto l'agenzia di rating Fitch ad abbassare anche il merito di credito della Spagna. Il rating sul debito a lungo termine è sceso da AA+ a AA- con outlook negativo. Il taglio di rating è anche frutto della revisione al ribasso delle previsioni di crescita nel medio termine. L'outlook negativo riflette invece i rischi legati alla possibilità di un ulteriore intensificarsi della crisi del debito dell'eurozona.
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